Dopo l’incidente del Giglio c’è
stata un’escalation di polemiche riguardo il transito delle navi da crociera
nel Bacino di San Marco a Venezia; questo problema si era già manifestato precedentemente
al naufragio della “Concordia”, ma quest’evento ha dato forza a chi ha sempre
osteggiato quest’importante traffico passeggeri nella Laguna veneziana.
Sull'onda emotiva di questa
tragedia è stato emanato il decreto Clini-Passera che limita il passaggio delle
navi da crociera nel Bacino di San Marco a quelle con una stazza lorda fino
alle 40.000 t.s.l., ma l’applicazione di questo provvedimento è subordinata
alla definizione di un’alternativa al transito delle navi davanti Palazzo
Ducale. Ma quale potrebbe essere questa alternativa?
L’opportunità di trasferire
l’approdo dei cruise-liners a
Marghera, come proposto dal sindaco Giorgio Orsoni, risulta praticamente
impossibile perché bisognerebbe costruire ex-novo una nuova Stazione Marittima e
perché la logistica della nuova destinazione sarebbe molto disagiata: la
distanza dal centro storico renderebbe molto meno appetibile per il turista una
sosta a Venezia e la cornice di impianti industriali non è certo l’ideale per
un’attività turistica (invece i traghetti presto lasceranno l’ormeggio alla
Marittima per trasferirsi a Fusina).
Il terminal crociere veneziano
vanta strutture all'avanguardia e ha già un importante piano d’investimenti che
prevede la ristrutturazione del vecchio edificio del terminal 109/110 che
permetterà d’incrementare il ruolo di home-porting
di Venezia; invece per ora è stata congelata la demolizione della “scassa”
della Banchina Isonzo (costo dell’opera 10 milioni) che avrebbe permesso di
allungare quest’ultima in maniera d’ospitare due navi più lunghe.
Quindi, ponendo come punto fermo
questa struttura, bisogna trovare un modo per raggiungerla senza passare
davanti San Marco. C’era già un’altra via disponibile, il Canale Vittorio
Emanuele III, che collegava Marghera e il Canale Petroli al Canale della Giudecca;
però quest’ultima via d’acqua si è parzialmente interrata rendendola
impraticabile alle navi di grosso tonnellaggio.
In ogni caso la strada che
avrebbero dovuto percorrere le navi per raggiungere la Marittima sarebbe stata
lunga e con una curva a gomito. La soluzione che sembra più percorribile sarebbe
invece lo scavo del Canale Contorta-San’Antangelo: purtroppo il primo ha una
profondità media che varia tra 1,6 e 1,9 metri senza contare la larghezza
limitata.
Se verrà scelta questa soluzione (si dovrebbe portarlo a una
profondità di almeno 10 metri) potrebbero nascere però delle difficoltà nello
smaltimento dei fanghi di dragaggio. Quindi ci possiamo già immaginare le
proteste degli ambientalisti e di tutti quelli che temono che ulteriori scavi
comportino danni al delicato ecosistema veneziano. Questa nuova via d’acqua
però sarebbe la via più breve per collegare la Marittima al Canale Petroli e a
sua volta permetterebbe l’ingresso in Laguna delle navi da crociera dalle
bocche di Malamocco.
Nel frattempo il comitato “No
grandi navi” continua la sua battaglia mediatica contro le navi da crociera a
Venezia paventando gravi rischi per la città. Ma siamo sicuri che queste navi
siano così pericolose? Le norme di sicurezza per il loro passaggio sono molto
restrittive: secondo l’Ordinanza della Capitaneria di Porto n° 175 del 28
dicembre 2009 possono raggiungere il terminal passeggeri unità che hanno una
lunghezza massima fuori tutto di 340 metri con un pescaggio massimo di 9,10
metri (aggiornamento con l’ordinanza 90/12).
Per le navi con più di 50.000 t.s.l.
è previsto l’obbligo del secondo pilota a bordo e per quelle con più di 40.000
t.s.l. è obbligatorio l’accompagnamento con due rimorchiatori, uno a prua e uno
a poppa con obbligo della presa del cavo (quest’ultimo introdotto dopo
l’incidente del Giglio). Infine la velocità massima prevista durante il
transito nel Bacino di San Marco è di 6 nodi, con l’obbligo di rallentare
ulteriormente in caso d’incroci pericolosi.
Inoltre è interdetta la navigazione
nei canali lagunari in caso di nebbia con visibilità inferiore ai 400 metri
(con deroga 200) e di vento superiore ai 56 km/h che possa soffiare di traverso
alla rotta seguita.
Quindi come possiamo vedere le
possibilità di un incidente sono alquanto remote, comunque a tal riguardo uno
dei comandanti che porta questi giganti in Laguna ci ha confidato che «le navi
corrono in un binario scavato all'interno del canale e quindi se si esce da
questa rotta obbligata si finisce con l’incagliarsi, perciò è quasi impossibile
andare contro un palazzo come gli allarmisti asseriscono».
Altro punto critico secondo il
comitato “No grandi navi” sono l’emissioni derivate dai gas di scarico delle
navi. Nel corso del transito nel bacino già adesso si usano carburanti con
basso contenuto di zolfo, ma per ridurre le emissioni è prevista
l’elettrificazione di quattro ormeggi del terminal passeggeri. Grazie al “cold
ironing” sarà possibile spegnere i motori in banchina e far alimentare la nave
da terra, ma purtroppo per quel che riguarda Venezia non c’è ancora una
tempistica certa per questo importante investimento.
Su questo argomento abbiamo
sentito l’Ing. Paolo Guglia di Fincantieri, coordinatore del progetto Beest:
«Dall'applicazione di tecnologie
innovative si è dimostrato che è possibile contenere entro una soglia
sostenibile sia le emissioni inquinanti nell'atmosfera e in mare, sia il rumore
percepito all'esterno della nave ed irradiato in acqua, in modo da garantire
l'accesso delle navi anche in aree critiche o sensibili sotto il profilo
ambientale».
Oggi le navi da crociera sono una
grande risorsa per Venezia, danno lavoro a circa 5.500 persone senza contare
l’indotto. Ogni turista che sbarca porta denaro (basti pensare che il solo
biglietto del vaporetto dalla Marittima a San Marco costa 8 Euro). Tutte queste
polemiche stanno minando l’appeal del porto veneziano tra le grandi compagnie
armatrici. Siamo sicuri che per l’ennesima volta non si stia facendo un
auto-goal all'italiana?
Ormai è chiaro che le soluzioni sono due: o si smette
di far arrivare le navi passeggeri a Venezia con grave danno economico per la
città o si scava il canale Contorta-Sant’Angelo se si vuol rispettare il
decreto Clini-Passera dando per scontato che non si transiterà più davanti a
San Marco. Sarebbe il caso che si arrivasse ad un accordo tra le diverse
visioni del problema trovando un compromesso perché se si continuerà su questa
strada ne soffrirà Venezia tutta.
©Matteo Martinuzzi
pubblicato su Porto&diporto (marzo 2013)
www.pazzoperilmare.com
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